Martedì 9 Ottobre 2018, presso la sede nazionale della CGIL a Roma, si è svolta la presentazione del libro di Bianca Di Giovanni “La libertà della persona nella Costituzione”, a cura dell’INCA CGIL per la celebrazione dei 70 anni della Costituzione italiana.
“La Costituzione riconosce un ruolo istituzionale al patronato e noi stessi, come Inca, anche per il ruolo che la Cgil ci ha voluto attribuire, siamo espressione dei diritti costituzionali, anzi siamo ”portatori” di diritti costituzionali”. Così Morena Piccini, presidente di Inca Cgil, ha aperto a Roma la presentazione del libro di Bianca Di Giovanni, ”La dignità della persona nella Costituzione”, promosso dal patronato della Cgil in occasione dei 70 anni della Carta.
La dignità della persona nella Costituzione, i suoi valori fondanti come lavoro, utilità sociale e democrazia, sono ancora attuali e, anzi, necessitano per molti versi di essere ancora applicati e tutelati. È questo in estrema sintesi quanto è emerso dagli interventi di alcuni tra i più importanti esperti e studiosi che sono intervenuti alla presentazione del volume per celebrare il 70esimo anniversario dell’entrata in vigore della Carta Costituzionale, una Carta che è ancora viva e ci indica la strada da seguire.
“L’articolo 1 -ha detto Carlo Smuraglia, giurista, già componente del Csm, ex senatore e attualmente presidente emerito dell’Anpi- è stato giustamente definito ‘la Carta d’identità della Costituzione e del Paese’, perché in poche righe dice quello che dovrebbe essere l’Italia: una democrazia e il suo valore fondante, il lavoro. E il modo in cui la Carta intende il lavoro è un modo preciso: non è una semplice attività, ma un attributo fondamentale della persona e la condizione per cui la persona può svilupparsi e vivere nella famiglia con dignità”. Proprio la dignità, ha ricordato Smuraglia, “è un valore fondamentale nella nostra Costituzione e ricorre in vari punti”.
“Spesso, però, proprio la sinistra l’ha dimenticato, come quando si è deciso di abolire l’art. 18. In ballo non c’erano solo le conseguenze economiche seppure gravi, ma al centro di questo dibattito andava messa la dignità del lavoratore che ha diritto di lavorare senza pensare di poter essere licenziato su due piedi e risarcito con 4 soldi”. La dignità, ha proseguito Smuraglia, “manca anche nel lavoro precario e senza riferimento alla dignità, anche l’art.1 della Costituzione perde di significato”.
Adolfo Pepe, professore di storia contemporanea all’Università di Teramo, ha ricordato che “l’Italia è stato l’unico Paese dei tre Paesi usciti sconfitti dalla seconda Guerra Mondiale che è riuscita ad imporre un’Assemblea Costituente”. Pepe ha ricordato anche la figura di Giuseppe Di Vittorio, che fu tra i Padri costituenti e di come la Costituzione fosse, per il sindacalista pugliese, “un patto imposto alle classi dirigenti che avevano lasciato solo il Paese, e il popolo, perché il Paese si sarebbe salvato solo col lavoro”. Ma adesso, ha sottolineato Luigi Ferrajoli, professore emerito di Filosofia del diritto all’Università degli studi Roma Tre, “lavoro e dignità delle persone sono stati e sono oggetto di attacchi da parte delle politiche: la precarizzazione, la soppressione dell’art. 18 che ha trasformato il lavoratore in merce che può essere espulso e sostituito in qualsiasi momento”.
“La precarizzazione del lavoro ha prodotto effetti devastanti sulla base della Repubblica perché ha frantumato le classi che prima erano aggregate dalle condizioni sociali e di lavoro, e ha invece messo le persone l’una contro l’altra”, ha detto Ferrajoli. Infine, Beniamino Deidda, ex procuratore generale presso la Corte d’Appello di Firenze, che da magistrato si è occupato di importanti processi sulla tutela della salute dei lavoratori, ha sottolineato come “rispetto al passato, adesso vengono approvati provvedimenti grossolanamente contrari alla Costituzione, come le due aliquote fiscali, contrarie al principio della progressività fiscale e come alcune norme del decreto sicurezza”. “Ma i principi della Costituzione -ha concluso- non sono ideologici, sono valori fondanti del patto sociale e valgono anche per il ministro Salvini”.
“Il patronato -ha aggiunto Piccinini- è un”istituzione unica nel mondo, non esiste in altri Paesi e deve la sua forma alla intuizione che ebbe Giuseppe Di Vittorio, che comprese e vide con grande lungimiranza la necessità di istituire tutele a salvaguardia dei lavoratori”. La presidente ha ricordato che la funzione del patronato è “quella di tutelare i diritti e lo fa con una duplice veste: quella di ente riconosciuto dallo Stato e al contempo, quella di ”soggetto di parte”, non tanto e non solo perché espressione di un sindacato, ma perché dalla parte del cittadino”.
Dunque, le caratteristiche del patronato sono quelle di “una tutela universale, della gratuità delle prestazioni, e di un”azione autonoma, esercizio non proprio facile -ha spiegato Piccinini- perché gli ostacoli frapposti sono tanti”. “Ma anche la lotta alle forme di razzismo e discriminazione, perché i principi costituzionali sono il nostro faro e chiediamo rispetto, soprattutto quando le norme non inverano tali principi”.
Il testo originale è disponibile sul sito dell’INCA CGIL.