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Belgio, rientro dall’estero e quarantena: quali sono i miei diritti?

Eleonora Medda


Rientro dall’estero, quarantena e diritti del lavoro: un approfondimento sul caso del Belgio a cura di Eleonora Medda (INCA Belgio)

Aggiornato a venerdì 4 settembre 2020

In Europa, a causa del Covid, le cartine geografiche cambiano colore continuamente : Paesi interi, Regioni o zone passano dal verde all’arancione, al rosso o viceversa. Ogni Paese ha criteri propri per stabilire il grado di rischio a seconda che si debba partire e che si sia di ritorno da una determinata zona e le implicazioni sulle misure sanitarie preventive da seguire.

Il Belgio ha previsto tre colori: rosso (test e quarantena obbligatoria di 14 giorni), arancione (maggiore vigilanza, test e quarantena consigliata) e verde (nessuna misura particolare prevista).

Per tutti i viaggi non essenziali – ovvero per turismo – per i residenti in Belgio sono rimaste solo 6 destinazioni possibili, raggiungibili senza restrizioni particolari : Austria, Bulgaria, Francia, Italia, Polonia e Portogallo.

Per chi invece rientra in Belgio dall’estero sono in rosso (depistaggio e quarantena obbligatoria): alcune zone della Croazia, della Francia, l’intera Romania e, a partire dalle 16h00 di venerdi 4 settembre, l’intera Spagna (ad eccezione di Tenerife). Per i Belgi in vacanza in Spagna, infatti, si è aperta nei giorni scorsi la corsa al rimpatrio.

Le zone arancioni sono la maggioranza e aumentano di ora in ora : sono passate all’arancione anche alcune Regioni italiane (Veneto, Liguria, Lombardia, Campania, Sardegna, Emilia Romagna, Toscana, Umbria e Lazio). In verde sono rimaste delle Regioni sparse.

Quali implicazioni ha la quarantena sul lavoro al rientro dalle vacanze? Cosa fare se il telelavoro non è possibile?

Quando si rientra da una zona arancione o rossa è necessario contattare il medico di base che fornirà un “certificato di quarantena”. Il certificato indicherà al datore di lavoro l’obbligo di rimanere in casa: il telelavoro sarà autorizzato ma non ci si potrà rendere sul luogo di lavoro.

In caso di malattia al rientro dalle vacanze si avrà diritto al “salario garantito”: il pagamento sarà a carico del datore di lavoro per il primo periodo (1 settimana per gli operai e 30 giorni per gli impiegati) e a carico della mutua per il periodo che va oltre.

Vediamo le varie opzioni al rientro dall’estero:

Al momento della partenza la destinazione era rossa: in caso il telelavoro non sia possibile, non è possibile richiedere la “disoccupazione temporanea”;

Al momento della partenza la destinazione era arancione: non si ha obbligo di quarantena al ritorno, si tratta di una raccomandazione. Se si effettua la quarantena ed il telelavoro non è possibile, si può ricevere il sussidio di disoccupazione temporanea sulla base del “certificato di quarantena” rilasciato dal medico di base;

La destinazione era verde al momento della partenza e al ritorno è diventata arancione o rossa: in caso il telelavoro non sia possibile, si può richiedere il sussidio di disoccupazione temporanea.

In caso di telelavoro lo stipendio è pagato normalmente. In caso di disoccupazione temporanea a causa del Coronavirus è previsto un indennizzo ad hoc (fino al 31/12/2020) il cui importo è calcolato in base al 70% dell’ultimo stipendio con un tetto massimo di calcolo di 2.754,76€ (la disoccupazione “standard” è calcolata sul 65%).

La crisi del Coronavirus si è tradotta negli ultimi mesi in un aumento massiccio del telelavoro e questo avrà sicuramente degli effetti sulla portata del fenomeno per i prossimi anni.

Secondo una inchiesta condotta dal sindacato belga FGTB (per le categorie del settore chimico e petrolifero) il 92% degli impiegati hanno telelavorato durante la crisi e di questi il 75% è ancora in telelavoro, almeno parzialmente. Per 2 impiegati su 3 il telelavoro è stata una esperienza nuova: il 95% dei lavoratori intervistati ha manifestato il desiderio di continuare a telelavorare in maniera più strutturata (una giorno a settimana); più della metà di loro ha dichiarato di sentirsi meno sotto stress e più produttivi lavorando da casa.

Ovviamente sono cambiamenti di grande portata e molti aspetti devono ancora essere oggetto di contrattazione e regolazione. 7 lavoratori su 10 segnalano, ad esempio, la mancanza di attenzione da parte del datore di lavoro per tutte le questioni legate all’aspetto ergonomico del telelavoro o anche per le spese legate al consumo energetico, di telefono, internet, le apparecchiature necessarie, il rispetto dell’orario di lavoro. Quale influenza sul benessere psico-fisico-sociale apporterà questo nuovo metodo di lavoro sul lungo periodo?