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Giovedì 17 ottobre è giunto l’annuncio di un nuovo accordo sulla Brexit tra UE ed UK. Adesso si attende il voto del Parlamento britannico, tra le dure critiche di importanti alleati del governo Johnson e dell’opposizione

Fumata bianca: Jean-Claude Juncker, Presidente della Commissione Europea, ha comunicato nella giornata di giovedì 17 ottobre il raggiungimento di un accordo sulla Brexit tra Unione Europea e Regno Unito.

Nella comunicazione, arrivata tramite un tweet (” Where there’s a will, there is a deal”…), Juncker ha sottolineato un reciproco interesse a mantenere rapporti amichevoli tra Regno Unito e Unione Europea, definendo l’accordo raggiunto come “un accordo giusto ed equilibrato” per l’UE e il Regno Unito. Ora questo accordo dovrà però passare al vaglio del Parlamento britannico prima – il voto è previsto per sabato 19 ottobree poi del Parlamento europeo a 27 Paesi.

L’accordo dovrebbe dunque sancire la definitiva rottura tra UE e Regno Unito. Come era prevedibile, uno dei punti più ostici resta il confine tra Irlanda del Nord e Repubblica d’Irlanda,  a lungo oggetto di dibattito: la questione del cosiddetto backstop, la permanenza dell’Irlanda del Nord nell’unione doganale, i rischi – politici e sociali, prima che economici – del potenziale ripristino di un confine tra le due Irlande.

L’accordo raggiunto nelle ultime ore sembra prevedere che per il momento l’Irlanda del Nord rimanga nell’unione doganale e che spetti poi al Parlamento nordirlandese decidere, tra 4 anni, le sorti del Paese – ovvero, se rimanere nell’unione doganale oppure seguire il resto del Regno Unito.

In queste ore si stanno susseguendo rassegne stampa e dichiarazioni dei vari esponenti politici impegnati nell’ “affaire Brexit”. Se Juncker e Johnson si sono detti soddisfatti dell’accordo raggiunto, il DUP (partito unionista nordirlandese), ha espresso la propria totale contrarietà e nega il proprio supporto all’accordo, mentre il leader del Partito Laburista e dell’opposizione Jeremy Corbyn l’ha definito un accordo “ancora peggiore di quello di Theresa May, che fu rigettato a maggioranza schiacciante” e chiede che sia data la parola alla popolazione britannica.

Sembra di ripeterlo ormai come un vecchio proverbio: le sorti della Brexit, dunque, non sono ancora definite.

Oltremanica si contano le teste in vista del voto del Parlamento, considerando che, allo stato attuale, i laburisti, i nazionalisti scozzesi del SNP, i nordirlandesi del DUP e i Lib Dem si sono dichiarati contrari all’intesa. Se questa non venisse approvata, gli scenari possibili sarebbero nuovamente incerti.

Intanto, nuove mobilitazioni “anti-Brexit” stanno prendendo corpo in tutto il Paese, in vista della marcia organizzata nel giorno del voto alla Camera dei Lord, sabato 19 Ottobre, per chiedere un nuovo referendum sull’uscita dall’Unione Europea, i cui organizzatori (la campagna “People’s vote”) annunciano come la più grande manifestazione che si sia vista sinora.

“To be continued…”

Immagine WikiMedia Commons, autore Christoph Scholz