Due giornate di conferenze, organizzate da SOLIDAR a Bruxelles per la presentazione finale del suo progetto di ricerca PROMO, durante le quali ITACA ha colto l’occasione per approfondire la tematica del lavoro distaccato in Europa.
Il 20-21 novembre a Bruxelles, si è svolta una conferenza organizzata da SOLIDAR sul tema del lavoro distaccato. Al centro della discussione, i diritti dei lavoratori distaccati in Europa, siano essi cittadini europei o di Paesi terzi e le misure da attuare per far sì che questi vengano garantiti a partire dalla raccolta di informazioni affidabili che consentano lavori di ricerca, studio e analisi in merito a questa categoria di lavoratori, rimasta fino ad oggi trascurata.
Hanno partecipato al progetto: l’Università di Jyväskylä, il Centro Multiculturale di Praga (Repubblica Cieca), FORBA (Austria), l’Istituto Fafo per la ricerca sociale e sul lavoro (Norvegia), SOLIDAR (Belgio) e l’Università di Padova.
Ad aprire l’evento, Conny Reuter, segretario generale di SOLIDAR, che nel suo discorso introduttivo ha puntato l’accento sul bisogno di maggiori studi, ricerche e analisi, soprattutto alla luce della revisione della Direttiva UE 2018/957 sui lavoratori distaccati – una “direttiva sociale”, volta a garantire condizioni di lavoro adeguate e parità di trattamento salariale tra i lavoratori distaccati e i lavoratori locali.
La prima parte dell’evento è stata incentrata sull’uso e l’abuso che si fa delle informazioni riguardanti lo statuto di lavoratore distaccato. È stata sottolineata più volte la necessità di ricavare informazioni che non siano solamente affidabili ma anche accessibili, non solo ai ricercatori ma soprattutto agli stessi cittadini che siano alla ricerca di indicazioni specifiche sui propri diritti come lavoratori distaccati in un determinato Paese dell’Unione e naturalmente anche ai datori di lavoro, per conoscere gli obblighi da rispettare. Purtroppo, come puntualizzato dalla direttrice di ricerca dell’istituto norvegese Fafo Kristin Alsos, i siti web dai quali dovrebbe essere possibile ricavare queste informazioni, sono spesso difficili da trovare online o contengono spiegazioni frammentarie, rimandando alla consultazione di una serie di altri siti web, o ancora non possiedono traduzioni in tutte le lingue utili. In questo modo, risulta ostacolato il processo di raccolta e analisi dei dati, utili per il rafforzamento delle normative sui salari e le condizioni di lavoro, impedire le frodi e la falsificazione dei documenti ed aiutare e facilitare la discussione politica sulla questione.
Inoltre, nonostante siano stati recentemente istituiti dei Sistemi di Registrazione Nazionale in diversi Paesi dell’Unione – legati principalmente alle ispezioni sul lavoro e contenenti una serie di informazioni sui lavoratori distaccati – questi sistemi non garantiscono l’affidabilità dei dati raccolti ed un conseguente confronto attendibile delle informazioni in essi contenuti perché non conformi a quelli di altri Paesi. Dalla comparazione dei Sistemi di Registrazione di diversi Paesi è infatti emersa una discrepanza tra quelli che dovrebbero essere i contenuti di base sui siti di tutti i Paesi e quelli che in realtà sono presenti. Si rileva, ad esempio, la mancanza in alcuni sistemi delle informazioni relative alla contrattazione collettiva o in altri alla descrizione dei salari dei diversi settori di lavoro.
Alcune prime raccomandazioni politiche, proposte dal team di ricerca del progetto PROMO, riguardano quindi la necessità di creare un Sistema di Registrazione Nazionale standard per tutti i Paesi, in grado di semplificare l’accesso alle informazioni anche ai ricercatori, così come la necessità di caricare online la documentazione che certifichi lo status di assicurazione sociale del lavoratore distaccato, insieme con lo sviluppo di una definizione più chiara di lavoratore autonomo e se possibile conforme in tutti gli Stati membri.
Secondo quando puntualizzato, poi, da Frederic de Wispeleare, esperto ricercatore di politiche economiche e sociali presso l’università di Leuven, l’attuale dibattito pubblico si concentra su una definizione inaccurata del lavoratore distaccato, concepito solamente come colui che lavora nel settore delle costruzioni che si sposta da Paesi dell’Unione nei quali il salario minimo è basso a quelli in cui è più elevato ed è quindi soggetto al fenomeno del “social dumping”. In realtà, il lavoro distaccato rappresenta un fenomeno molto complesso che comprende da un lato realtà eterogenee e dall’altro una pluralità di definizioni dello stesso concetto nei diversi Paesi dell’UE. Si rende pertanto necessaria una migliore e più diffusa conoscenza delle normative che regolano il lavoro distaccato, tanto a livello generale quanto in merito alle singole specificità.
Diversi partecipanti alla conferenza hanno poi evidenziato le problematiche relative al modulo A1, un documento portatile rilasciato dalle autorità competenti del Paese in cui ha sede l’impresa distaccante affinché il lavoratore distaccato continui ad essere assicurato a fini previdenziali nello stesso Paese. Suddetto modulo che il lavoratore dovrà portare con sé è di norma richiesto dal datore di lavoro per i dipendenti o dal lavoratore stesso nel caso di lavoratore autonomo e deve essere presentato in qualunque momento esso venga richiesto dalle autorità competenti del Paese in cui si viene distaccati. Tuttavia, come ribadito più volte dagli esperti in sala, allo stato attuale, la richiesta di tale documento non è obbligatoria e ciò comporta che un gran numero di lavoratori ne sia sprovvisto.
Tutti i partecipanti hanno inoltre ribadito l’esigenza di creare una European Labour Authority (ELA), che possa in qualche modo garantire maggiore armonia e cooperazione tra gli Stati membri sulla questione della mobilità dei lavoratori in Europa, anche rimuovendo le barriere linguistiche per facilitare l’accesso alle informazioni sui rispettivi diritti e doveri sia per i lavoratori che per datori di lavoro e istituendo un organismo che funga da centrale operativa e contatto unico per le autorità competenti di tutti i Paesi membri.
Altre considerazioni e raccomandazioni volte al rafforzamento della Direttiva UE 2018/957 sui lavoratori distaccati, riguardano invece l’elaborazione di normative europee che impediscano la creazione di società di comodo (“letterbox”), la definizione esplicita del diritto allo sciopero e alla contrattazione collettiva, la copertura del settore dei trasporti attraverso una Direttiva in grado di prevenire la competizione basata sullo stipendio tra autisti locali e stranieri, così come l’approvazione di una serie di provvedimenti rivolti alla protezione dei lavoratori distaccati che partecipano alle attività dei sindacati.