A casa, nel mondo

[English version below]

Il rapporto di Oxfam “Blacklist or Whitewash” ha analizzato una serie di criteri da applicare per stilare una lista nera europea di paradisi fiscali ed ha suggerito che 4 paesi UE dovrebbero essere inseriti in tale lista. Secondo la CGIL, questa competizione fiscale interna è la prima battaglia che dobbiamo combattere, quando si tratta di tassazione delle imprese.

Ci sono molte proposte a riguardo, dalla CCCTB (Common Consolidated Corporate Tax Base, che potrebbe creare una base imponibile comune a livello europeo per ogni società che opera in due o più Paesi europei e potrebbe persino tradursi in un’entrata diretta per il bilancio UE), alla definizione di un intervallo minimo e massimo per l’imposta sul reddito delle società (p. es. dal 15% al 25%).

L’Unione europea sta diventando sempre più eterogenea, con diversi costi di finanziamento per le imprese, diversi tassi d’interesse, diversi costi del lavoro e diritti dei lavoratori. Non è certo la concorrenza di cui abbiamo bisogno. Diversi regimi di tassazione delle imprese aggiungono un elemento ulteriore di conflitto, e tutto ciò è aggravato dai modi sbagliati (erosione della base) in cui i singoli Paesi li usano per ridurre il livello netto d’imposta sul reddito che le imprese devono pagare.

Uno è il nostro destino, dovremmo crescere come uno. Non è giusto, è inaccettabile che vi siano Paesi con un PIL composto in così larga parte da profitti attribuibili a pagamenti di interessi – a volte, questo è un indizio di pratiche di elusione fiscale. Lo stesso si potrebbe dire dei Paesi che cercano di rifiutare di riscuotere le tasse dopo un giudizio. Lo stesso si potrebbe dire, infine, di alcuni tax ruling che conferiscono benefici pubblicitari ai grandi contribuenti (trasformandoli improvvisamente in piccoli).

È inutile continuare a ridurre le aliquote delle imposte sui redditi d’impresa. Dobbiamo esserne consapevoli: non saranno mai abbastanza basse per le imprese sleali.

Ogni Paese che continui ad affrontare le grandi corporazioni una alla volta, perderà contro il loro ricatto. Le grandi società chiederanno di pagare di meno, o minacceranno di trasferirsi altrove. Per un singolo Paese, cercare di essere più furbo di altri Paesi dell’UE è il modo migliore per vincere oggi e far perdere tutti domani.

L’Europa è (ancora) il più grande mercato del mondo e può stabilire le condizioni per operare nel mercato europeo. Alcuni grandi Paesi non UE costringono le imprese digitali persino alla censura, perché non potremmo semplicemente assicurarci che le società paghino tasse eque? Non è protezionismo, non è comunismo, è solo l’idea dell’Europa dei diritti, dell’uguaglianza, in cui ognuno paga ciò che serve.

Proposte:

adottare la CCCTB, anche solo per le più grandi aziende, anche cominciando dalla “versione light”, ovvero la Common Corporate Tax Base (CCTB). Il primo passo deve essere fatto;

definire una gamma europea di imposte societarie;

imporre un controllo comune sui tax ruling dei singoli Paesi;

definire una tassazione europea sui giganti del web, senza aspettare la definizione di un sistema a livello globale: attendere oltre sarebbe solo una scusa per non affrontare mai il problema.

English version

Oxfam’s report “Blacklist or Whitewash” analysed criteria applied to draw up a tax haven black list, and suggested that 4 EU countries should be blacklisted. According to CGIL, this internal fiscal competition is the first struggle we have to fight on the issue of Corporate taxation.

There are many proposals about it, from CCCTB (that could create a unique consolidated european tax base for each corporation operating in two or more european countries and could even turn in a direct UE budget income) to the defining of a min and max range for the Corporate Tax (e.g. 15% to 25%).

The European Union is becoming more and more heterogeneous, with different financing costs for firms, different interest rate bond, different labour costs and labour rights. That’s not the competition we need. Different Corporate Tax adds one more element, and it became worse due to the incorrect ways (base erosion) the single countries use it to decrease the net corporate tax that firms have to pay.

One is our destiny, we should grow as one. It’s unfair, it’s unacceptable to find countries with GDP so highly composed by profits attributable to interest payments (sometimes it’s a clue of tax avoidance practice). The same could be said about countries that try to refuse to collect taxes after a judgement. The same could be said about some tax rulings that give ad firma benefits to great taxpayers (that makes them suddenly turn into little ones).

It’s useless to go on making Corporate tax rate running down. We have to know clearly: it will never be low enough for unfair firms.

If any country continues to face big corporations one by one it will lose against their blackmail. Big corporations will ask to pay less, or they will threat to go away. For a single country, trying to be smarter than other EU countries is the best way to win today, and make everyone lose tomorrow.

Europe is (still) the biggest market in the world, and can settle the conditions to operate in European market. Other non EU big countries force digital firms even to censorship (moreover they accepted), why couldn’t we force corporation just to pay fair taxes? It’s not protectionism, it’s not communism, it’s just the idea of Europe of rights, of equality, in which everyone pays what it takes.

Proposals:

Adopt CCCTB, even only on biggest firms, even beginning with its “light way” CCTB. We must run the first step;

Define an European range of Corporate tax;

Enforce the common control on single countries tax rulings;

Define a European taxation on web giants, without waiting for a global one: this would be an excuse to never face the problem.