A casa, nel mondo

Dopo che il 2017 si era concluso con un vertice europeo tutto dedicato alle politiche sociali dell’Unione, la Commissione europea ha avanzato, nei mesi scorsi, nuove proposte che dovrebbero rafforzare l’accesso alla previdenza sociale dei lavoratori in mobilità in tutto il territorio comunitario.

Negli ultimi dieci anni, confermano le statistiche, il numero di cittadini dell’Unione che si sono trasferiti in un altro Paese per lavoro è raddoppiato, raggiungendo la quota di 17 milioni di persone. Quasi la metà dei lavoratori europei si trova in una situazione atipica: nel 2016, rileva la Commissione, circa il 40 per cento della popolazione comunitaria attiva era impiegata con forme di occupazione atipiche o come lavoratore autonomo (a tempo parziale o temporaneo).

In questo contesto, dando seguito alla proclamazione del Pilastro sociale europeo avvenuta nel novembre scorso, l’esecutivo comunitario ha illustrato nuove misure che mirano a rafforzare l’accesso alla sicurezza sociale per i lavoratori europei.

In particolare, dopo aver ufficializzato la proposta relativa all’istituzione di un’Autorità europea del lavoro, la Commissione ha pubblicato, nel marzo scorso, una proposta di raccomandazione del Consiglio sull’accesso alla protezione sociale per i lavoratori subordinati e autonomi. Come sottolineato dalla Commissione stessa, negli ultimi decenni il mondo del lavoro ha subito trasformazioni profonde, mosso da nuovi ritmi di vita, da prassi imprenditoriali -spesso feroci- e dalla “rivoluzione” della digitalizzazione. Sempre più lavoratori si trovano in situazioni precarie o atipiche e non sempre dispongono di una corretta copertura della sicurezza sociale, non godendo, ad esempio, di un’assicurazione contro la disoccupazione o di accesso ai diritti pensionistici: i sistemi di protezione sociale devono pertanto essere adeguati per garantire anche a questi ultimi le necessarie tutele e diritti.

“La proposta di raccomandazione della Commissione”, si legge in una nota di quest’ultima, “seguendo l’indirizzo del Pilastro europeo dei diritti sociali, intende indicare agli Stati membri la direzione per sostenere l’accesso alla protezione sociale per tutti i lavoratori subordinati e autonomi, in particolare per coloro che, a causa della loro situazione lavorativa, non sono sufficientemente coperti dai sistemi di sicurezza sociale”.

La raccomandazione prevede:

  • di colmare i divari nella copertura formale, garantendo che i lavoratori subordinati e i lavoratori autonomi in condizioni paragonabili possano aderire ai corrispondenti sistemi di sicurezza sociale;
  • di offrire loro una copertura effettiva adeguata, in modo che possano costituire e far valere diritti a prestazioni adeguati;
  • di facilitare il trasferimento dei diritti a prestazioni di sicurezza sociale da un posto di lavoro all’altro;
  • di fornire ai lavoratori subordinati e ai lavoratori autonomi informazioni trasparenti circa i loro diritti e i loro obblighi in merito alle prestazioni di sicurezza sociale.

La Commissione europea fa altresì notare che, ad oggi, sussistono notevoli differenze a livello nazionale in termini di protezione sociale per i lavoratori -e questo è vero in particolar modo per i lavoratori autonomi e atipici. Se in alcuni Paesi europei le varie assicurazioni sono obbligatorie per tutte le fattispecie (malattia, vecchiaia, incidenti e invalidità), in altri le assicurazioni sono, in alcuni, casi solo volontarie. In molti Stati membri, i lavoratori atipici e autonomi si trovano ad essere vittime di forti disparità nell’accesso alla protezione sociale e sono, di conseguenza, esposte a una maggiore incertezza economica e a una minore tutela contro i rischi sociali. La proposta di raccomandazione dovrebbe avere lo scopo di contribuire a estendere la protezione sociale laddove esistano tali disparità. Nello specifico, la Commissione intende assicurare la copertura di sei aree: disoccupazione, malattia, maternità/paternità, invalidità, pensione, incidenti.

Secondo la Confederazione europea dei sindacati (CES), si tratta di iniziative che possono portare a un reale miglioramento per le condizioni dei lavoratori, assicurando che i principi contenuti nel Pilastro sociale europeo siano davvero applicati grazie a misure vincolanti che “faranno la differenza in positivo nella vita delle persone”.

La proposta della Commissione è stata presentata ai ministri nazionali per l’Occupazione e gli affari sociali durante la riunione del Consiglio a Bruxelles il 15 marzo scorso e dovrà essere ora esaminata da quest’ultimo ai fini di un’eventuale adozione.

Ulteriori informazioni sul sito della Commissione.