A casa, nel mondo

Le persone nell’Europa di oggi si spostano molto di più rispetto al passato e, naturalmente, il fenomeno della mobilità è complesso ed investe molteplici aspetti della vita di chi emigra. Ci si sposta per studiare, per lavorare, per cercare lavoro, per raggiungere la famiglia, per periodi brevi o lunghi.

Una nuova pubblicazione di Eurostat, dal titolo “People on the move – Statistics on mobility in Europe” fornisce nuovi dati sui “numeri” delle migrazioni in Europa, con focus e approfondimenti tematici che contribuiscono ad una fotografia dell’Europa di oggi: un’Europa fatta di persone che si spostano, un’Europa sempre più “mobile”.

Proponiamo qui di seguito, una breve sintesi del rapporto di Eurostat, con particolare attenzione ai due capitoli tematici di maggior rilievo: il primo, dedicato alla dimensione multiculturale e ad un focus sulle nazionalità, le origini e le destinazioni di chi si sposta; il secondo, dedicato ad un approfondimento su coloro che si spostano per studio o per lavoro.

“Il melting pot europeo”

Nel 2018, dei 512 milioni di persone che vivevano in Europa, il 7,8% possedeva una nazionalità diversa dal proprio Paese di residenza: il 3,4% aveva una cittadinanza di un altro Stato membro dell’UE, mentre il 4,4% di uno Stato non UE. Il Lussemburgo è risultato essere il Paese con la più alta percentuale di cittadini di un altro Stato membro dell’UE (41% della popolazione), seguito da Cipro (13%) e Irlanda (9%). La più alta percentuale di cittadini provenienti da paesi extra-UE è stata risiede in Estonia, Lettonia (entrambe 14%) e in Austria (8%).

Oltre tre quarti dei cittadini di origini straniere residenti nei Paesi UE sono in età lavorativa. Dal punto di vista anagrafico, il 16% della popolazione nazionale nei Paesi UE nel 2018 era di età inferiore ai 15 anni, il 64% aveva un’età compresa tra i 15 e i 64 anni e il restante 21% 65 e oltre. Questo dato differisce per entrambi i gruppi di cittadini stranieri residenti (sia UE che non UE), i tre quarti dei quali (77%) erano in età lavorativa (da 15 a 64 anni). Le maggiori quote di cittadini di un altro Stato membro dell’UE di età compresa tra 15 e 64 anni sono state osservate in Repubblica Ceca (86%), Estonia e Romania (entrambe 85%), mentre le più alte percentuali di cittadini non UE in età lavorativa si è registrato in Polonia, Romania (entrambe 88%) e Irlanda (87%).

Il numero di persone trasferitesi in uno Stato UE è variato negli ultimi anni. Questo dato include sia coloro che sono emigrati in maniera permanente che coloro che si sono trasferiti per periodi più brevi, di un anno o più. Guardando al periodo 2013-2017, l’immigrazione totale verso i Paesi UE, comprese quindi le persone immigrate da un altro Paese UE e quelle provenienti da un Paese terzo, è passata da 3,4 milioni nel 2013 a 4,4 milioni nel 2017 (aumento del 3%).

Se si guarda invece l’emigrazione dagli Stati UE, si nota che  Tra il 2013 e il 2017 il numero delle persone emigrate da Paesi membri dell’Unione europea è aumentato in misura maggiore rispetto al numero di persone che arrivano nei Paesi europei. Nel 2017, oltre 3 milioni di persone sono emigrate da uno Stato membro dell’UE – sia verso altri Paesi UE che verso Paesi extra-UE – rispetto ai circa 2,7 milioni del 2013: un aumento del 12%. Nel 2017, una maggioranza (54 %) di coloro che sono emigrati erano cittadini del Paese di origine dell’emigrazione, il 25% erano cittadini di un altro Stato membro dell’UE, mentre il 21% erano cittadini di Paesi terzi.

Permessi di residenza e acquisizione della cittadinanza. Il numero di primi permessi di soggiorno concessi nell’UE ai cittadini di Paesi terzi è aumentato dal 2008 al 2017. Nel 2017, le quote più elevate di primi permessi di soggiorno sono state concesse a cittadini ucraini (21% di tutti i primi permessi di soggiorno nell’UE), Siria (7%), Cina (6%), India e Stati Uniti (5% ciascuno ). La Polonia è stato il Paese ad aver concesso il maggior numero di primi permessi di soggiorno a cittadini ucraini (88% del totale dei permessi rilasciati), mentre è stata la Germania ad aver rilasciato il maggior numero di primi permessi di soggiorno a cittadini siriani (63% dei totale). Circa la metà dei primi permessi di soggiorno concessi a persone provenienti da Cina, Stati Uniti e India è stata rilasciata nel Regno Unito.

I motivi della richiesta di un primo permesso di soggiorno nell’UE sono vari: il 32% delle persone che hanno chiesto il permesso di soggiorno lo ha fatto per motivi di lavoro, il 27% per motivi familiari e il 17% per l’istruzione. Il restante 24% contemplava altri motivi, compresa la protezione internazionale.

Per quanto riguarda le acquisizioni di cittadinanza negli Stati membri dell’UE, queste sono variate di poco nel periodo 2008-2017. Attestandosi a circa 800.000 -pur con fluttuazioni da un anno all’altro- tra il 2008 e il 2012, le acquisizioni di cittadinanza UE sono state 980.000 nel 2013, diminuendo nuovamente nel 2014-2015 per poi raggiungere le 995.000 nel 2016. Nel 2017, il numero di cittadinanze acquisite è sceso nuovamente a 825.000.

“Studiare e lavorare all’estero”

È sempre più comune tra gli studenti completare una parte dei propri studi o laurearsi all’estero. Nel 2017, l’Unione Europea ha visto un totale di 1,7 milioni di studenti universitari mobili, provenienti sia da altri Paesi UE che da Paesi extra-UE: un numero che è aumentato del 22% dal 2013.

Gli studenti da altri Paesi hanno rappresentato l’8,1% di tutti gli studenti universitari iscritti nell’UE nel 2017. Le quote differivano tra gli Stati membri: le quote più elevate sono state registrate in Lussemburgo (47%), Cipro (23%) e Austria (17% ), mentre le più basse in Croazia, Spagna e Grecia (​​3% ciascuno).

Nel 2017, circa 114.000 laureati triennali e circa 78.000 laureati magistrali hanno beneficiato del programma Erasmus +, il programma dell’Unione europea che supporta gli studenti a trascorrere parte dei loro studi presso un altro istituto di istruzione superiore all’estero o a svolgere tirocini curricolari all’estero.

Meno di un terzo dei cittadini di un altro Stato membro dell’UE ha un livello di istruzione elevato. In media nell’UE, quasi una persona su tre (31%) che ha la cittadinanza di un altro Stato membro dell’UE rispetto a quella del Paese in cui vive ha un livello di istruzione elevato (istruzione terziaria); le percentuali si attestano al 28% per i cittadini nazionali e al per 24% dei cittadini di Paesi terzi.

Spostarsi per lavoro. Anche trasferirsi all’estero per lavoro è diventato sempre più comune nell’Unione europea. Guardando più da vicino alla situazione occupazionale dei tre diversi gruppi di persone per cittadinanza, il tasso di occupazione nel 2018 per coloro che possiedono una cittadinanza di uno Stato diverso rispetto a quello in cui vivono era del 77%, rispetto al 74% per i cittadini nazionali e al 59% per i cittadini non UE. In Italia, la maggior parte dei lavoratori stranieri (originari sia di un altro Paese UE che di Paesi terzi) è impiegata nel settore dell’agricoltura.

Lavoratori transfrontalieri. Nel 2018, tra i 220 milioni di occupati di età compresa tra 20 e 64 anni nell’UE 1,3 milioni erano lavoratori transfrontalieri – ovvero lavoratori che vivono in uno Stato membro e lavorano in un altro. Nel 2018, il maggior numero di lavoratori transfrontalieri era rappresentato da coloro che vivono in Polonia e lavorano in Germania (125000 persone), Francia e Lussemburgo (88000), Germania e Lussemburgo (52000), Slovacchia e Austria (48000) e Francia e Belgio (46000). Un elevato numero di transfrontalieri si è registrato anche tra coloro che vivono in Croazia, Italia, Slovenia, Spagna.

Lavoro e spostamenti all’interno dello stesso Paese. Nel 2018, tra i 220 milioni di occupati di età compresa tra 20 e 64 anni nell’UE, 18,3 milioni, equivalenti all’8,3% degli occupati, erano pendolari da una regione all’altra all’interno il loro Paese di residenza.

Il tasso più elevato di pendolarismo regionale nel 2018 è stato registrato in Belgio e nel Regno Unito, dove più di una persona su cinque (il 21% dei lavoratori in ciascuno dei due Paesi) si sposta quotidianamente per lavorare in un’altra regione. Le regioni con la più alta percentuale di pendolarismo sono state trovate nell’area di Londra nel Regno Unito: a Outer London – South (61% degli occupati in quella regione), Outer London – East e North East (59%), Inner London – East (53%), Outer London – West e North West (48%), seguita dalla Provincia del Brabant Wallon in Belgio (47%).

La pubblicazione digitale “People on the move” è consultabile interamente online sul sito di Eurostat.