A casa, nel mondo

 

L’idea sembrava abbastanza folle, vista dall’esterno: prendere un gruppo di ragazze e di ragazzi che seguono il corso base per operatori INCA in Italia e portarli in Senegal, a Dakar, per parlare di migrazioni.

E farlo lì, nel luogo da cui le “migrazioni” partivano –nei secoli scorsi- nel modo peggiore possibile: come tratta degli schiavi, nel mercato dove esseri umani venivano stipati come bestiame e trasportati come merci, strappati dalla loro terra per essere venduti e sfruttati in un nuovo paese.

Portare ragazze e ragazzi appena arrivati all’INCA CGIL a ragionare di migrazioni e mobilità –anche se non è o non sarà il loro “mestiere” diretto- per ragionare insieme su cosa sono oggi le migrazioni, perché tante persone si spostano, quali problemi hanno gli “stranieri” in Italia e quanti ne hanno gli italiani all’estero, se si può convivere e ci si può integrare, se è giusto o anche solo possibile chiudere le nostre frontiere: e scoprire, insieme, che anche sul tema delle migrazioni –forse, oggi, soprattutto su questo tema-  si mettono in gioco ogni giorno i valori che animano le nostre organizzazioni e che è fondamentale mettere in campo nel nostro lavoro quotidiano. Qualsiasi esso sia.

Ci hanno accompagnato in questo viaggio Morena Piccinini, la Presidente dell’INCA CGIL, e Giuseppe Massafra, Segretario Confederale della CGIL. Con loro le ragazze e i ragazzi hanno ragionato su cosa facciamo, concretamente, giorno per giorno: anche su cosa dovremmo fare di più e meglio. Abbiamo visto quale straordinario ruolo abbiano oggi l’INCA e la CGIL nella difesa e tutela dei migranti –spesso in completa solitudine e in controtendenza rispetto al “clima” dell’Italia. E abbiamo ragionato su come –anche nelle vicende più complesse e apparentemente insolubili-  il ruolo del nostro Patronato e del nostro Sindacato può e deve fare la differenza.

Ci hanno accompagnato Ignazio Masulli, docente universitario di Storia del Lavoro e di Storia dell’Europa Contemporanea, e Annalisa Camilli, giornalista del settimanale “Internazionale”. Con Ignazio abbiamo smontato alcuni dei luoghi comuni sull’immigrazione, affrontando i dati “concreti” relativi alle migrazioni; con Annalisa abbiamo ragionato su quanto è successo e quanto sta succedendo nel Mediterraneo: sul ruolo delle ONG, dei Governi e dell’Europa. Sfatando alcune “leggende metropolitane” che spesso vengono alimentate ad arte per giustificare politiche di chiusura e respingimento.

Ci hanno accompagnato docenti universitari e rappresentanti del mondo associativo senegalese: per conoscere dalla loro esperienza diretta cosa succede in Africa, quali motivazioni storiche ed economiche creano i fenomeni migratori, quali cose stiamo eventualmente facendo per “aiutarli a casa loro” e quali invece facciamo davvero per continuare a sfruttarli. E ci hanno aiutato a posare per qualche ora almeno i nostri “occhiali eurocentrici” e guardare il mondo dalla loro prospettiva.

Ci ha accompagnato la CGIL Toscana: perché nel corso del seminario abbiamo dedicato la sala di formazione dell’INCA Senegal a Idy Diene, Mor Diop e Modou Samb, i tre ragazzi senegalesi uccisi a Firenze da violenza e razzismo (il primo lo scorso 5 marzo, i secondi nel 2011). Con le loro famiglie presenti, abbiamo ricordato i tre ragazzi, le loro storie, l’insopportabile contesto che ha portato ai loro omicidi: per ricordarli, certo, e per continuare a combattere il clima di odio e intolleranza così diffuso in Italia.

Ci hanno accompagnato le compagne e i compagni dell’INCA Senegal che, oltre a prendersi cura di noi, ci hanno permesso di conoscere il Senegal, la sua popolazione e la sua storia, le dinamiche sociali e politiche del Paese, i suoi pilastri antropologici e culturali. Ci hanno spiegato il ruolo svolto dall’INCA in una realtà così difficile e ci hanno portato la testimonianza diretta dell’importanza del progetto FORM@. Abbiamo visto cosa c’è dietro ad ogni singola storia di “ricongiungimento familiare” e ascoltato l’importanza della formazione pre-partenza: una formazione che permette non solo di arrivare in Italia con una maggiore consapevolezza dei propri diritti e delle regole del nostro Paese, ma una formazione che permette soprattutto a molte donne di ragionare ed affermare il proprio ruolo con maggiori strumenti e consapevolezza.

Ci hanno accompagnati materiali di studio, approfondimenti e articoli sui numeri delle migrazioni, sottolineando –dati alla mano- che l’Italia è oggi tornata ad essere più un paese di emigrazione che di immigrazione e contestualizzando qual è davvero la portata del fenomeno migratorio: verso l’Italia, dall’Italia e internazionale. E spingendoci a riflettere su quanto siano –o non siano poi così tanto- diverse le motivazioni, le condizioni e i problemi di un giovane migrante italiano rispetto a quella di un giovane immigrato in Italia. Dati sull’attività INCA rispetto ai migranti e su quanto i migranti investano –e rafforzino- tutta l’attività dell’INCA. Articoli per scoprire aspetti delle migrazioni che non finiscono mai nei talk-show di prima serata.

Ci hanno accompagnato i video di Giorgio Cingolani “Homeward Bound –Sulla strada di casa” (un film documentario sulla realtà dell’Hotel House di Porto Recanati, dove vivono circa 2000 persone provenienti da oltre 40 paesi diversi) e di Abel Ferrara, “Piazza Vittorio”, sulla piazza romana multietnica per antonomasia.

Abbiamo discusso, dibattuto, ascoltato, osservato, letto e anche scritto, sulle migrazioni e sul Senegal, sul nostro lavoro e su noi stessi.

Lo abbiamo fatto a Dakar, nella sede dell’INCA;  lo abbiamo fatto a Gorée , dopo aver visitato la “Maison des Esclaves” da cui –per secoli- gli esseri umani venivano venduti e spediti in un altro paese per essere sfruttati come schiavi; lo abbiamo fatto nella scuola di Severino a Toubab Dialaw, “I bambini di Ornella”, dove un pugno di volontari costruisce un futuro per i bambini “Talibé”, bambini senza famiglia e senza documenti, dunque senza possibilità di andare a scuola o essere curati, dove si insegna a cucire alle ragazze affinché possano costruirsi un lavoro indipendente.

Ci siamo stati quattro giorni, dall’otto all’undici maggio.  Giornate piene, dense, faticose ed emozionanti.  Noi ce l’abbiamo messa tutta per rendere queste giornate utili; soprattutto, però, ce l’hanno messa tutta le ragazze e i ragazzi che hanno partecipato, animando e rendendo questo momento “formativo” più straordinario di quanto avessimo mai sperato: regalandoci, al ritorno, un richiamo fortissimo ai nostri valori e alle nostre sensibilità. E ribadendoci, loro a noi, ancora una volta l’orgoglio per l’appartenenza ad un sindacato, la CGIL, che fa di quei valori e di quelle sensibilità il suo lavoro quotidiano.

 

Area Migrazioni e Mobilità Internazionali INCA CGIL