A casa, nel mondo

Un seminario di approfondimento sul ruolo dei sindacati nell’ambito della Convenzione bilaterale in materia di sicurezza sociale tra l’Italia e il Marocco.

Si è tenuto a Casablanca il 21 e 22 novembre un seminario di approfondimento sui temi della Convenzione Bilaterale di Sicurezza Sociale tra Italia e Marocco, intitolato “La convenzione bilaterale di sicurezza sociale marocchino-italiana: in una condizione di blocco, quale ruolo del sindacato per superarlo?”.

Al convegno hanno partecipato le sigle sindacali marocchine UMT (Union Marocaine du Travail) e CDT (Confédération Démocratique du Travail), oltre che la CGIL e l’INCA, ed i sindacati tunisini della UGTT (Union Générale Tunisienne du Travail). L’evento, organizzato dalla Fondazione Friedrich Ebert Stiftung, ha visto le istituzioni italiane e quelle marocchine incontrarsi per dialogare sulle opportunità di tutela dei lavoratori migranti tra i due Paesi.

Il Marocco ha firmato convenzioni bilaterali con Francia, Belgio, Germania, Spagna, Olanda, Romania, Portogallo e altri 11 paesi. Altri accordi sono in fase di stipula con Turchia, Grecia, Norvegia e Bulgaria. Solo la convenzione con l’Italia, al momento, è in fase di stallo, a causa della mancata ratifica del Parlamento italiano.

Il blocco della Convenzione tra Italia e Marocco – firmata dai due governi nel 1994 e ratificata dal Parlamento marocchino – rappresenta un serio ostacolo tanto al processo di integrazione della comunità marocchina in Italia, quanto ai benefici che ne deriverebbero per la stessa economia italiana. Tra le conseguenze immediate della mancata ratifica della Convenzione, l’assenza di possibilità di utilizzare i contributi previdenziali versati nei due Paesi si traduce senz’altro in un disincentivo al lavoro regolare, dunque all’instaurazione di rapporti di lavoro che vedano nel corretto versamento degli oneri contributivi una prospettiva di tutela del periodo successivo al collocamento a riposo dei lavoratori migranti.

Durante il Convegno, una serie di interventi è stata dedicata alla discussione di casi di studio, che aiutassero ad analizzare la questione in concreto, mettendo in luce gli aspetti problematici e le lacune che l’assenza di una Convenzione in materia di sicurezza sociale determina – soprattutto, in termini di “diritti mancati” per i lavoratori migranti. Si è discussa, ad esempio, l’ipotesi che vede un lavoratore marocchino che ha iniziato a lavorare in Italia prima del 1995 per 10 anni, con un salario annuo di 20.000 euro, accumulando una somma di contributi versati pari a 70.000 euro: ad oggi, egli non può utilizzare tali contributi per ottenere il diritto alla pensione, dato che il requisito per il pensionamento in Italia richiede almeno 20 anni di contribuzione. I contributi versati restano dunque nelle casse dell’INPS, senza che in merito il lavoratore in questione abbia diritto ad alcunché. Se, tramite la Convenzione bilaterale, questi potesse unire, ai fini del raggiungimento del diritto alla pensione, anche i contributi versati precedentemente in Marocco, egli potrebbe legittimamente far valere, all’età pensionabile, anche i contributi versati in Italia, ottenendo così la pensione di circa 260 euro mensili a cui avrebbe diritto. L’altra quota di pensione verrebbe erogata dalla Cassa Previdenziale Marocchina al raggiungimento dei requisiti d’età specifici per quel Paese.

Questo diritto – già patrimonio dei tanti italiani che hanno lavorato all’estero negli scorsi decenni e che hanno potuto raggiungere il traguardo della pensione solo grazie alla totalizzazione dei contributi versati in ciascun Paese in cui hanno lavorato e grazie, appunto, alle Convenzioni Bilaterali stipulate dall’Italia con i vari Paesi – è ora negato inspiegabilmente ai lavoratori marocchini che prestano la loro attività lavorativa nell’industria, nell’agricoltura, nei servizi, in Italia.

Le Convenzioni Internazionali in materia di sicurezza sociale vengono stipulate, dunque, per assicurare alla persona che si reca in uno Stato estero per svolgere un’attività lavorativa, gli stessi benefici previsti dalla legislazione del Paese estero nei confronti dei propri cittadini. Molte sono le tutele regolate dalle Convenzioni Bilaterali, tra cui la parità di trattamento per quanto riguarda la sanità e gli infortuni sul lavoro, o gli assegni familiari. L’assenza di tali tutele costituisce di fatto un forte ostacolo alla mobilità dei lavoratori, negando loro tutte le garanzie minime correlate alla loro attività lavorativa. Questa situazione di fatto si traduce, drammaticamente, in un incentivo al lavoro irregolare.

Le organizzazioni sindacali italiane e marocchine hanno concordato sulla necessità di sviluppare un’ampia azione comune di sensibilizzazione sulla promozione della Convenzione Bilaterale tra Italia e Marocco, sul bisogno di spingere i rispettivi Stati a concludere quanto prima quanto iniziato, e sull’opportunità di mettere in campo iniziative di confronto e mobilitazione della comunità marocchina nei due Paesi. Data l’importanza cruciale che i diritti in tema di sicurezza sociale rappresentano nelle politiche di tutela per i lavoratori in mobilità in tutto il mondo, diventa dunque un passaggio essenziale quello di affrontare e discutere il tema della Convenzione tra Italia e Marocco anche a livello dei sindacati europei ed internazionali.

Al termine dell’incontro, a cui ha preso parte anche la Presidente del Patronato INCA CGIL, Morena Piccinini, assieme a Claudio Piccinini dell’Area Migrazione e mobilità internazionale del Patronato della CGIL, è stato predisposto un documento finale in cui si afferma: “Nell’ambito della collaborazione tra le associazioni sindacali marocchine UMT, CDT, CGIL, INCA-CGIL, col sostegno dell’associazione Friedrich Ebert Stiftung, i membri della Rete dei sindacati del Mediterraneo e Subsahara si sono posti come obiettivo la tutela condivisa dei temi dell’immigrazione e la cooperazione tra le organizzazioni sindacali mettendo in atto le raccomandazioni emerse dall’incontro di Parigi il 13 e 14 Febbraio 2017.

L’obiettivo della Rete di Sindacati
La ratifica e la messa in atto della Convenzione perla Sicurezza Sociale tra Marocco e Italia.

Impegni delle Organizzazioni Sindacali convenute
Sensibilizzare sull’importanza della Convenzione Bilaterale per i migranti marocchini in Italia e per gli italiani stessi.

Rafforzare la collaborazione tra le organizzazioni e strutture sindacali UMT, CDT, CGIL, INCA-CGIL.

Comune impegno per la diffusione a livello europeo ed internazionale di questa collaborazione in materia di tutela dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici migranti nella regione del Mediterraneo e dell’Africa Sub-Sahariana, come pratica di partenariato orizzontale e di cooperazione tra organizzazioni sindacali già avviata e promossa nella rete RSMMS, che ha come obiettivo il pieno coinvolgimento dei livelli regionali: CES, CSI-Africa, CSI- Paesi Arabi.”