A casa, nel mondo

Un nuovo racconto sul corso di formazione che si è tenuto dal 15 al 18 aprile a Sasso Marconi per il progetto “TIDE POWER” sui lavoratori distaccati, promosso dalla CGIL e finanziato dalla Commissione Europea 

Si è tenuto dal 15 al 18 aprile a Sasso Marconi, vicino Bologna, il corso di formazione per operatori del progetto TIDE POWER: “Trade unions In DEfence of POsted WorkERs”. Il progetto, promosso dalla CGIL e finanziato dalla Commissione Europea, è rivolto alla tutela dei diritti dei cosiddetti “lavoratori distaccati”, ovvero quei lavoratori che vengono inviati dalla propria impresa – europea o extra-europea – a lavorare in un altro paese per un periodo di tempo limitato.

 

Essendo questa una pratica non estranea ad abusi da parte delle imprese verso i lavoratori migranti coinvolti, hanno preso parte al corso i coordinatori dei Patronati INCA di Regno Unito, Romania e Slovenia, partner attivi del progetto in quanto i rispettivi Paesi sono particolarmente interessati dal fenomeno.

La Commissione Europea già nel 1996 con la direttiva 71 e nuovamente nel 2014 con la direttiva 67 è intervenuta sul tema del distacco dei lavoratori nell’ambito di una prestazione transnazionale di servizi, conferendo ai sindacati un ruolo di tutela della legalità attraverso compiti come la corretta informazione dei lavoratori, il monitoraggio delle loro condizioni di lavoro e l’assunzione di procedure volte a far rispettare gli obblighi previsti dalle direttive menzionate.

Le giornate formative – a cui hanno partecipato rappresentanti di diverse categorie sindacali della CGIL – hanno toccato i temi del diritto del lavoro, commerciale e privato internazionale. È stato messo in luce come il sistema dei subappalti è utilizzato da alcune società per pagare meno tasse, contributi e/o stipendi più bassi, giocando sulle differenze tra paese in cui ha sede l’azienda e paese dove si svolge effettivamente il lavoro oggetto del contratto. Anche tra gli stati membri dell’Unione Europea il costo del lavoro (contributi, salari) varia notevolmente. Sfruttando il diritto commerciale si può trarre vantaggio dalla libertà di stabilimento delle sedi aziendali nei paesi membri e dalla libertà di prestazione dei servizi su tutto il territorio europeo. Si parla in alcuni casi di “dumping sociale”: la società beneficia del minor costo del lavoro nel paese di origine.

Secondo la legislazione europea, la legge applicabile al rapporto di lavoro è quella del luogo di lavoro abituale del lavoratore. Molte aziende invece cercano di applicare condizioni di maggior favore per loro (e di maggior sfavore per i lavoratori) basate sulla sede aziendale del paese da cui parte il distacco. In alcuni paesi inoltre è facile costituire le cosiddette imprese “letter-box”, anche online, senza svolgere una vera e propria attività nel paese stesso. Queste società assumono poi lavoratori in loco per inviarli a lavorare in altri paesi.

Purtroppo la normativa che dovrebbe tutelare i lavoratori è poco conosciuta dagli stessi. Ed i controlli per evitare irregolarità necessitano di un notevole livello di collaborazione tra gli ispettori del lavoro di diversi stati.

Come ci ha spiegato Monica Ceremigna, responsabile del progetto TIDE POWER promosso dalla CGIL assieme a sindacati portoghesi, tedeschi e sloveni, l’obiettivo della tutela verrà perseguito attraverso:

– l’identificazione delle migliori pratiche esistenti nell’informazione e assistenza ai lavoratori in distacco transnazionale;
– la creazione di sportelli per l’informazione e l’assistenza in caso di eventuali procedimenti amministrativi e giudiziari;
– la facilitazione nell’accesso alle informazioni detenute da istituzioni, registri e sistemi nazionali;
– l’apertura di un sito web utile a diffondere informazioni, formazioni e a segnalare eventuali violazioni.

Più in generale, TIDE POWER mira a promuovere una migliore capacità dei sindacati di assistere i lavoratori distaccati nell’accesso ai loro diritti e nella lotta contro le violazioni delle regole in questo campo. Combattere la povertà e l’esclusione sociale attraverso l’assistenza ai soggetti con minore potere sociale e bassa capacità di negoziazione con i datori di lavoro, in particolare su prestazioni sociali e salario dignitosi, alla salute, all’alloggio, alla formazione e alla mobilità sociale.

Particolare rilievo viene dato infine alla dimensione transnazionale, per migliorare l’accesso all’informazione e rafforzando la cooperazione amministrativa tra gli Stati membri coinvolti, favorendo la collaborazione reciproca tra sindacati nazionali e amministrazioni pubbliche.