Il 20 giugno è la Giornata Mondiale del Rifugiato. E’ l’occasione per ribadire la nostra visione del mondo: un mondo aperto, accogliente, inclusivo, che promuova l’integrazione e rispetti i diritti di tutti. Perché ognuno, appunto, possa sentirsi “a casa, nel mondo”.
Proprio 24 ore prima di questa giornata, l’UNHCR ci aggiorna sui “numeri” nel proprio rapporto annuale Global Trends: sono più di 70 milioni le persone in fuga da guerre, persecuzioni e conflitti, il livello più alto registrato nei quasi 70 anni di attività dell’Agenzia delle Nazioni Unite. Di questi, 25,9 milioni sono rifugiati, 3,5 richiedenti asilo e 41,3 sfollati in aree interne al proprio Paese di origine.
Ma nel rapporto c’è anche altro: ad esempio, che i Paesi ad alto reddito accolgono mediamente soltanto 2,7 rifugiati ogni 1.000 abitanti, mentre sono i Paesi più poveri ad accogliere un terzo di tutti i rifugiati su scala mondiale – tanto che circa l’80% dei rifugiati vive in Paesi confinanti con i Paesi di origine.
Sono i poveri, dunque, ad accogliere chi è ancora più povero: e non importa essere particolarmente forti in matematica per capire che i conti non tornano. Non si giustificano i toni urlati e l’allarmismo feroce con cui governi e le forze politiche affrontano il tema delle migrazioni, costruendo su di essi le loro retoriche reazionarie. Toni urlati, sguaiati e scomposti che vorrebbero farci credere che i Paesi occidentali oggi sono “invasi” da orde di stranieri pericolosi e cattivi, che i migranti rappresentano una minaccia alla sicurezza dei “nostri” Paesi. L’unica cosa davvero minacciata è la vita di quelle persone alle quali non si permette di sbarcare nei nostri porti.
Purtroppo la storia è sempre quella: fascismi e nazionalismi cercano un capro espiatorio cui addossare la responsabilità per le circostanze sociali ed economiche intollerabili in cui i cittadini si trovano a vivere. E in questi tempi, i migranti sono il capro espiatorio perfetto. Si criminalizza l’accoglienza, si alzano muri, si millantano “pesi” sul nostro welfare… ogni scusa è buona per raccontare il “noi” contro di “loro”: e per di più, questo individualismo spaventato viene spacciato per una nuova “identità”!
La nostra idea di “identità collettiva”, invece, è proprio un’altra. Se penso alla mia generazione, la nostra Europa è prima di tutto l’Europa della libera circolazione: aperta, senza controlli alle frontiere, in cui spostarsi da un Paese all’altro è ormai “scontato”. L’idea di aspettarsi di vedersi tutelati e accolti da un altro Paese, così come pure l’idea che un bambino di origini diverse dalle nostre mangi a mensa con noi, che suo fratello sieda accanto al nostro sull’autobus, che sua madre abbia diritto alla casa e al lavoro proprio come la nostra, è del tutto normale e -ancora- scontata.
Eppure, oggi questa libertà fondamentale e “scontata” viene rimessa in discussione. Allora diventa cruciale utilizzare tutti gli strumenti a nostra disposizione per difenderla: cominciando proprio dal far sentire sempre più forte le voci di tutte e tutti coloro che ogni giorno lavorano, insieme, per costruire una società, un’Europa e un mondo in cui nessuno si senta escluso, emarginato, straniero. Un’Europa e un mondo in cui chiunque possa sentirsi accolto – e, sì: a casa, ovunque si trovi.
Non lasciamoci spaventare: queste voci, oggi, sono proprio tante.
Se da un lato il linguaggio e le politiche utilizzate dalle destre xenofobe per parlare di rifugiati e migranti vogliono far paura e dividere, dall’altro sono sempre più numerose e diffuse le manifestazioni di solidarietà e accoglienza che ci dimostrano che l’Europa, la nostra Europa, è tutt’altro che condannata a precipitare nel vortice d’odio in cui sovranisti d’ogni bandiera vorrebbero farla precipitare.
C’è una grande parte di Europa -e c’è una grande parte d’Italia- che accoglie: e la conosciamo benissimo, la vediamo e la viviamo ormai quotidianamente. Non è fatta di “supereroi” ma di persone vere, ben più capaci di azioni straordinarie: uomini e donne, ragazze e ragazzi, che credono in una società giusta e in un mondo fatto di solidarietà e diritti per tutti.
E’ fatta da un giovane ragazzo che leva la testa contro l’ipocrisia dei neofascisti che vorrebbero negare il pane ai loro concittadini Rom a Torre Maura; è fatta dalle decine di navi che, nonostante “l’onda nera” faccia di tutto per impedirglielo, continuano a salpare ogni giorno per salvare vite in mare; è fatta dalle centinaia di persone che si stringono intorno al sindaco di un paese che ha fatto dell’accoglienza ai migranti un modello per il resto del mondo; è fatta dalle migliaia di persone che ogni giorno e con sempre più forza, in ogni angolo del mondo alle grida sguaiate del “prima la paura”, rispondono semplicemente “prima l’umanità”. E’ fatta da tutte le forze sociali che oggi si impegnano in una straordinaria campagna che urla, appunto: “io accolgo!”.
Allora proprio per questo, proprio oggi, da ogni angolo del mondo vogliamo ribadire il nostro impegno a continuare a lavorare insieme, per difendere e tutelare i diritti di tutti in una società accogliente e aperta, affinché – da qualsiasi Paese provengano e in qualsiasi Paese si trovino – tutti possano sentirsi “a casa, nel mondo”.
Abbiamo già raccolto foto da tantissimi Paesi e le pubblicheremo in un album apposito sulla nostra pagina Facebook con gli hashtag #Acasanelmondo, #WorldRefugeeDay e #WithRefugees. Partecipare è semplicissimo: basta scaricare l’immagine con lo slogan di ITACA qui sul nostro sito, farsi una foto e inviarcela all’indirizzo info@itacaonline.org, specificando la città in cui è stata scattata.