A casa, nel mondo

Esiste un’Italia ancora umana, quella che dice: “Io Accolgo”. ITACA aderisce alla campagna promossa da oltre 40 organizzazioni per promuovere i valori dell’accoglienza, della solidarietà e dell’integrazione.

La campagna “Io accolgo” nasce, su iniziativa di un ampio fronte di organizzazioni della società civile, enti e sindacati, per dare una risposta forte e unitaria alle politiche sempre più restrittive adottate dal Governo e dal Parlamento italiani nei confronti dei richiedenti asilo e dei migranti (la “chiusura dei porti”, il “decreto Sicurezza” ecc.), che violano i principi affermati dalla nostra Costituzione e dalle Convenzioni internazionali e producono conseguenze negative sull’intera società italiana.

ITACA aderisce con ferma convinzione, unendosi a quelle centinaia di organizzazioni e di persone che non si arrendono alla barbarie, che alla chiusura dei porti e delle frontiere rispondono con l’apertura e l’accoglienza, che alle feroci logiche elettorali antepongono le persone e i loro diritti. Perché, come recita lo stesso manifesto della campagna, “vogliamo vivere in un mondo che non sia fondato sull’odio e sulla paura, ma sulla solidarietà, sull’uguaglianza e sulla libertà, dove a tutti gli esseri umani, a prescindere dal colore della pelle, dalla religione e dalla provenienza, siano riconosciuti pari dignità ed eguali diritti”.

Grazie agli accordi con il Governo di Tripoli – si legge sul sito della campagna – la maggior parte delle persone che cercano di fuggire dalla Libia vengono intercettate in mare e riportate nei centri di detenzione libici. In tali centri, uomini, donne e bambini vengono detenuti in condizioni disumane e sottoposti a torture, stupri e violenze sistematiche. Come riconosciuto dall’Unione Europea, dall’ONU e dalla stessa magistratura italiana, la Libia non può in alcun modo esser considerato un “porto sicuro”, in generale e a maggior ragione in seguito all’esplosione del conflitto.

D’altro canto, la percentuale di persone che muoiono nel tentativo di attraversare il Mediterraneo è drammaticamente aumentata, a causa del mancato intervento delle autorità italiane ed europee e degli impedimenti posti alle navi delle organizzazioni umanitarie che gestiscono operazioni di salvataggio in mare. Le poche persone soccorse e portate verso l’Italia si trovano poi di fronte alla politica dei “porti chiusi”: trattenuti per giorni senza poter sbarcare, oggetto di un ricatto del Governo italiano nei confronti degli altri Stati europei, dopo che lo stesso Governo si è opposto alla riforma del Regolamento Dublino che avrebbe consentito un’equa distribuzione dei richiedenti asilo a livello europeo.

In seguito all’approvazione del cosiddetto “decreto Sicurezza” è inoltre drasticamente peggiorata la situazione dei richiedenti asilo accolti in Italia. Il decreto ha infatti abolito la “protezione umanitaria”, con la conseguenza che decine di migliaia di richiedenti che vivono sul nostro territorio, tra cui anche cittadini stranieri che lavorano regolarmente e persone in condizioni di vulnerabilità, si troveranno senza un permesso di soggiorno, condannate all’emarginazione ed allo sfruttamento. In applicazione del decreto Sicurezza, inoltre, la maggior parte dei Comuni rifiutano la residenza ai richiedenti asilo, con conseguenze estremamente negative sui loro percorsi di inclusione.

Il decreto è poi intervenuto pesantemente sul sistema di accoglienza. Molti titolari di protezione umanitaria, anche in condizioni di grave vulnerabilità, sono stati costretti a lasciare i centri d’accoglienza e abbandonati per strada. I richiedenti asilo, inoltre, non possono più essere inseriti nel sistema di accoglienza già denominato SPRAR, finalizzato a promuoverne l’inclusione e l’autonomia, ma vengono collocati in strutture di grandi dimensioni e prive di servizi fondamentali come i corsi di italiano, l’orientamento lavorativo e la mediazione interculturale. Queste modifiche stanno avendo un impatto fortemente negativo sui territori, sia perché ostacolano l’inclusione sociale dei richiedenti asilo, sia perché stanno comportando la perdita del lavoro per migliaia di operatori dell’accoglienza. Sempre più frequenti, infine, sono le discriminazioni e i discorsi (istituzionali e non) che mirano a fomentare l’odio contro lo “straniero”, provocando un aumento delle violenze razziste e xenofobe.

Per questo, attraverso una serie di azioni e iniziative a livello nazionale e locale, la campagna “Io accolgo” mira a: dare voce e visibilità ai tanti cittadini che condividono i valori dell’accoglienza e della solidarietà e che vogliono esprimere il proprio dissenso rispetto alla “chiusura dei porti”, al decreto Sicurezza e in generale alle politiche anti-migranti, mettendo in rete le molte iniziative già attive e promuovendone di nuove; cercare di “ridurre il danno” rispetto all’impatto del decreto Sicurezza, promuovendo reti territoriali di prossimità e mobilitando il maggior numero possibile di enti pubblici e del privato sociale affinché realizzino interventi di accoglienza, servizi di supporto all’inclusione sociale e azioni di tutela dei diritti; promuovere il protagonismo dei migranti, affinché abbiano voce e visibilità in quanto soggetti attivi della battaglia per un’Italia solidale e accogliente; avviare un dialogo con quei cittadini che non sposano esplicitamente le politiche anti-migranti, ma non riescono nemmeno a contrapporre una visione diversa, e che spesso si sentono disorientati o preferiscono scivolare nell’indifferenza.

Un appello collettivo, dunque, a tutte e tutti coloro che condividono i valori dell’accoglienza e della solidarietà e che vogliono costruire un’Italia e un mondo che difendano e tutelino le persone, affinché tutti abbiano la stessa dignità e gli stessi diritti.

Sono già tantissime le adesioni e le iniziative di sostegno e promozione della campagna che quotidianamente si tengono in tutta Italia. Per seguirle tutte, per aderire e per ulteriori approfondimenti: www.ioaccolgo.it

Queste le organizzazioni promotrici: A Buon Diritto, Acli, ActionAid, Aoi, Arci, Asgi, Casa della Carità, Cefa, Centro Astalli, Cgil, Ciac, Ciai, Cir, Cnca, Comunità di S. Egidio, Conggi, Ero Straniero, EuropAsilo, Federazione Chiese Evangeliche in Italia-Fcei, Focsiv, Fondazione Finanza Etica, Fondazione Migrantes, Gruppo Abele, Ics Trieste, Intersos, Legambiente, Link-coordinamento universitario, Lunaria, Medici Senza Frontiere, Naim, Oxfam, Rainbow4Africa, ReCoSol, Refugees Welcome Italia, Rete della Conoscenza, Rete Studenti Medi, SaltaMuri, Save the Children Italia, Uil, Unione degli studenti, Unione degli universitari, Unire.

Leggi il Manifesto della campagna.