Il nostro seminario è finito nella tarda serata del terzo giorno di lavoro, tutti insieme, cantando stanchi e anche felici “Bella Ciao”. Battendo le mani, qualcuno ballando e qualcuno a pugno chiuso: cantando “Bella Ciao”, in una grande sala illuminata di rosso e d’arancio.
Nei giorni precedenti, tra il 3 e il 5 settembre, siamo stati in sessanta a Bruxelles, a lavorare comunemente su una considerazione “semplice”: l’emigrazione negli ultimi anni è cambiata, i bisogni di chi emigra sono sempre nuovi e noi dobbiamo definire il nostro ruolo dentro questo cambiamento. Niente di meglio, dunque, che decidere di incontrarsi per confrontarsi, scambiarsi informazioni, metodi di lavoro, dubbi e idee, riflettere su noi stessi – e, perché no, “studiare”.
Questo è proprio ciò che abbiamo fatto nel corso del seminario “Rispondere ai nuovi bisogni: il ruolo di ITACA nel lavoro dell’INCA. Come determinare i cambiamenti necessari per cogliere tutte le opportunità”. Al seminario hanno partecipato 60 persone, tra coordinatori e operatori degli uffici INCA di 14 Paesi in Europa e in Africa: Austria, Belgio, Croazia, Francia, Germania, Marocco, Regno Unito, Senegal, Slovenia, Spagna, Svizzera e Tunisia. La tre giorni è stata organizzata in collaborazione con i formatori del Gruppo LEN, che tramite un programma di lezioni frontali e lavori di gruppo, hanno guidato i partecipanti attraverso un prezioso percorso di scoperta, condivisione e messa in gioco, individuale e collettiva.
I lavori veri e propri sono iniziati la mattina di martedì 04 settembre, dopo un incontro la sera precedente. Il programma delle giornate è stato ricco e intenso fin dal primissimo momento quando, alle 09.00 del martedì, la campanella è ufficialmente suonata e ci siamo ritrovati in plenaria per l’apertura delle giornate di lavoro. Abbiamo deciso di ripartire dalle basi, avviando la riflessione definendo il nostro contesto valoriale e “quotidiano”: oggi i bisogni delle persone che emigrano in Europa sono sempre nuovi e sempre più complessi ed il nostro compito dev’essere quello di metterci nelle condizioni per rispondervi al meglio, affinché i diritti di ciascuno continuino ad essere tutelati, ovunque.
I nuovi bisogni danno vita a nuove domande, nuove sfide. Abbiamo dunque l’esigenza di dotarci di nuovi strumenti per affrontarle e per offrire servizi che vadano realmente ad incontrare le necessità di chi si trova ad intraprendere percorsi migratori spesso del tutto inediti rispetto a quelli “tradizionali”. Ecco dunque il secondo punto di partenza, quello che abbiamo utilizzato come base per analizzare e scandagliare il nostro lavoro nel corso delle due giornate di formazione: ITACA è un aiuto indispensabile per l’INCA, nel metterle a disposizione un ventaglio di nuovi strumenti e metodi di lavoro, nuove opportunità, nuove reti, studi approfonditi su tematiche specifiche, anche nuove strategie di comunicazione, affinché il lavoro di assistenza e supporto alla “nuova emigrazione” abbia sempre maggiore efficacia e arrivi sempre più lontano -anche laddove, fino ad oggi, non si è ancora riusciti ad agire.
Le nostre compagne e i nostri compagni si sono divisi in due gruppi di lavoro e -insieme ai formatori del Gruppo LEN- hanno affrontato una riflessione sul ruolo di ITACA nel lavoro dell’INCA e su come organizzare, o riorganizzare, il proprio ruolo all’interno di questo nuovo percorso.
Nel resto della giornata del martedì si è discusso proprio di consapevolezza del ruolo e di riorganizzazione dei processi interni, concentrandosi anche sulla “gestione” del cambiamento e la progettazione di azioni concrete per coglierne le opportunità.
Non ci siamo risparmiati nemmeno dopo cena, quando –con un lavoro sistematico ed organizzato e sinceramente anche creativo ed emozionate- abbiamo voluto ragionare sui nostri valori. I nostri valori, già: ciò che è alla base della nostra spinta collettiva e personale. Come è possibile tradurre questi valori in azioni concrete? Come comunicarli tanto all’interno quanto –soprattutto- all’esterno della nostra organizzazione? Grandi fogli e pennarelli alla mano, tutti insieme a rimettere nero su bianco i principi fondamentali che guidano quotidianamente la nostra azione, quelle parole per noi irrinunciabili: giustizia, solidarietà, accoglienza, diritti, uguaglianza, dignità, emancipazione, universalità, multiculturalità, libertà, passione. Siamo andati a dormire decisamente stanchi, già, ma sicuramente molto motivati – e anche, diciamolo, un bel po’ gasati – per ricominciare la mattina dopo.
Di nuovo in aula alle 09.00, la mattina del mercoledì ci siamo dedicati ad un lavoro intenso sul tema delle nuove strategie di comunicazione e promozione, utili -anzi, fondamentali per far conoscere il nostro lavoro anche ad un nuovo pubblico, proprio quel pubblico, quegli uomini e quelle donne migranti in tutto il mondo, che magari ancora non sanno che possono trovare in noi un punto di riferimento. Abbiamo quindi parlato di web e social media, di “marketing sociale” e potenzialità del digitale, studiando come questi strumenti possano diventare per noi un preziosissimo aiuto nel raccontarci e raggiungere sempre più persone. Il pomeriggio lo abbiamo dedicato alle strategie per individuare chi siano i nostri “nuovi assistiti” (i “nuovi migranti”, appunto), come definire e far emergere i loro bisogni, come tradurre questi bisogni in azioni ed attività concrete in ogni singolo Paese, per poter pensare e stutturare nuovi servizi che rispondano al meglio alle necessità, ai bisogni, ai diritti.
Alla fine di questa ricchissima seconda giornata di lavoro, alle 18.30, è finalmente suonata l’ultima campanella ed era proprio ora di andare a festeggiare. Un pullman ci ha portati dall’hotel direttamente a “La Tricoterie”, dove ci attendeva una serata davvero speciale. La Tricoterie è un’asbl (associazione senza scopo di lucro) come ITACA, che ha sede a Saint-Gilles, uno dei comuni più multiculturali che compongono la città di Bruxelles. Abbiamo deciso di chiudere il nostro seminario proprio qui perché anche La Tricoterie, come ITACA, è una “fabbrica di legami”: un laboratorio di incontri ed esperienze, dove il dialogo e l’inclusione sociale sono le parole chiave alla base di ogni azione.
Questo dunque è successo, nel seminario di ITACA per i direttori INCA di Europa e Africa: abbiamo avuto modo, per diverse ore, di ragionare su noi stessi. Su cosa siamo, cosa vogliamo essere, su quale compito abbiamo in questa società. Ragionare su noi stessi, già: una cosa che il lavoro quotidiano, nelle sue urgenze e nelle sue fatiche, sinceramente non ci permette di fare sempre. E di cui però c’è bisogno: per essere consapevoli delle nostre capacità, dei nostri mezzi, anche della nostra forza. E per essere sereni anche davanti alle difficoltà, alle sfide che abbiamo davanti, alla necessità di ampliare la nostra rete di competenze e collaborazioni.
Prendere l’esperienza decennale dell’INCA all’estero e metterla oggi concretamente a disposizione della “nuova emigrazione” italiana e di comunità di migranti provenienti da altri Paesi è un campo nuovo, vastissimo, difficile. E’ un compito che richiede fatica e pensiero, tentativi, esperimenti, prove, studio e azioni puntuali. E’, in fin dei conti, l’unico modo per tenere fede al nostro scopo e ai nostri valori: essere di aiuto per far rispettare i diritti di tutti.
Ed è per questo che alla fine delle giornate di lavoro, accolti per un aperitivo ed una cena all’insegna di prodotti locali e biologici, tra giovani artisti e studenti e attori che animano La Tricoterie, avvolti in quelle luci di quella bella sala, ci siamo spontaneamente ritrovati emozionati e commossi a cantare tutti insieme “Bella Ciao”.
Perché noi siamo proprio ciò che serve in questo momento, ciò che serve ad affrontare le sfide e le asprezze di un mondo sempre più difficile e di una società che non vogliamo ingiusta ed impaurita: noi siamo una comunità. Donne e uomini che condividono valori e lavoro e impegno e ideali. Una comunità che vuole essere e sempre sarà aperta, inclusiva, accogliente.
Una comunità che è disposta a mettersi in gioco, è felice di allargarsi, è pronta ad affrontare i cambiamenti. Cantando tutti insieme “Bella Ciao”.