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Lavoro irregolare nell’area transfrontaliera: l’analisi di INCA Slovenia per Euradria Project

Diana Peloza

L’INCA Slovenia è uno dei partner del Progetto EURADRIA in supporto alla mobilità nell’area transfrontaliera tra Italia e Slovenia, conclusosi ufficialmente il 19 dicembre 2019 a Capodistria. La relazione di Diana Peloza sull’indagine condotta da INCA Slovenia sul fenomeno del lavoro irregolare nella regione transfrontaliera, i cui dati sono stati presentati durante i lavori conclusivi

Il Progetto Euradria contribuisce a migliorare l’occupazione nella regione transfrontaliera e mira ad aumentare, da un lato, le opportunità di impiego per i lavoratori e, dall’altro, il processo di ricerca di personale per i datori di lavoro, assicurando un supporto qualificato a tutti i beneficiari.

Il lavoro sommerso, detto “in nero” o irregolare, nella sua definizione più semplicistica è inteso come qualsivoglia lavoro svolto senza rispetto delle leggi di tutela del lavoratore. Già dagli innumerevoli sinonimi utilizzati si capisce come questo fenomeno sia diffuso nella nostra regione. Esistono settori lavorativi più colpiti di altri in cui questo fenomeno è maggiormente sviluppato, classi di lavoratori che più di altre sono soggette al lavoro irregolare.

Come parte del progetto EURADRIA, abbiamo deciso di provare a capire, attraverso questionari anonimi somministrati a 300 lavoratori, qual è la situazione nell’area frontaliera.

L’analisi dei dati compiuta dall’INCA Slovenia dimostra che la presenza di lavoro irregolare si nota soprattutto nel settore edile, quello della ristorazione e quelli dei servizi – specie nell’ambito domestico, colf e badanti, oltre che nel settore agricolo. Da non trascurare i servizi nei ristoranti, bar, pub, lavori notturni di reception, guardie notturne, lavori occasionali, lavori stagionali. Occupazioni, queste, spesso svolte da lavoratori che, pur avendo un’attività regolare, svolgono una seconda attività in nero. Sembrerà un qualcosa di “strano”, la dimensione del fenomeno è tale da alzare notevolmente l’asticella dell’economia sommersa.

La seconda categoria riguarda la categoria dei disoccupati. Sono sempre più numerose le persone in disoccupazione costrette  ad “accontentarsi” di lavorare in nero, percependo talvolta compensi esigui che però, magari, “arrotondano” il sussidio di disoccupazione. Ciò vale anche per i pensionati sloveni che, dopo il pensionamento, non dovrebbero lavorare conformemente alla legislazione slovena applicabile.

Dai questionari, sono inoltre emerse spesso violazioni attraverso il fenomeno diffuso delle assunzioni con contratti “part-time”, contratti di collaborazione, contratti a tempo determinato: molte volte, questi sono utilizzati come specchi di lavori che, nei fatti, sono a tempo pieno.

La responsabilità del datore di lavoro

Fare lavorare un dipendente 100 ore settimanali invece delle 40 stabilite, “sgrava” il datore di lavoro di oneri fiscali, gli evita di pagare gli straordinari e, non ultimo, di versare meno contributi per il proprio lavoratore. Dai risultati, emerge tuttavia che allo stato attuale la responsabilità del datore di lavoro per situazioni di lavoro irregolare è, in percentuale, inferiore rispetto ai casi in cui la scelta di prestare lavoro in nero sia compiuta dal lavoratore stesso.

Rispetto al passato, i questionari dimostrano che non sono solo i lavoratori con un livello di istruzione inferiore ad essere occupati come lavoratori frontalieri: la percentuale di lavoratori con un basso livello di istruzione è paragonabile a quelli con un livello di istruzione elevato.

Il fatto allarmante è che la maggior parte degli intervistati non è a conoscenza del diritto del lavoro, tanto dei diritti stabiliti dalle normative locali quanto da quelle europee. Tuttavia, molti degli intervistati hanno dichiarato di sapere a chi rivolgersi per chiedere aiuto e assistenza, e come e a chi rivolgersi per denunciare situazioni lavoro irregolare.

Se constatare che la stragrande maggioranza dei lavoratori irregolari allo stato attuale non ritengono di avere le condizioni per poter aspirare ad un lavoro regolare è preoccupante, è tuttavia ancor più opportuno affrontare consapevolmente questa realtà, interrogandosi sulle responsabilità reali del fenomeno del lavoro irregolare e sulle azioni da compiere per cambiare radicalmente questo stato di cose.

Se i dati ottenuti attraverso questo lavoro di ricerca sono al tempo stesso importanti e anche, come ogni dato statistico, da “prendere con cautela”, un dato da sottolineare senza dubbio è che, purtroppo, il lavoro sommerso nella regione transfrontaliera è in aumento.

Non ci stancheremo mai di ripeterlo: solamente il lavoro regolare, che tuteli i diritti del lavoratore, è un lavoro sicuro.

INCA Slovenia, forte anche dei risultati ottenuti e della partnership consolidata attraverso il progetto Euradria, continua e continuerà con ancora maggiore impegno il proprio lavoro di supporto, aiuto e informazione a tutte le lavoratrici e a tutti i lavoratori nell’accesso ai loro diritti.