
Nonostante la pandemia, i flussi di mobilità tra l’Italia e la Svizzera non si sono fermati – e, verosimilmente, riprenderanno con maggiore intensità nei mesi a venire. In un reportage per la Radiotelevisione Svizzera, Enrico Pugliese per ITACA, insieme a Marianna Sica dell’Associazione Solidarietà e Diritti e GIR e ad altre realtà locali, hanno raccontato i bisogni e le tutele dell’emigrazione italiana in tempi di Covid-19
Il racconto di Enrico Pugliese
Non stiamo certo a guardare. Le nuove realtà informali della mobilità italiana in Svizzera si sono rese protagoniste, in questo anno di grandi difficoltà e preoccupazioni, di iniziative solidali non solo per supportare chi già da qualche tempo risiede nella confederazione ma anche chi, nonostante la pandemia, ha deciso di lasciare l’Italia.
La forte diminuzione momentanea dei flussi, dovuta alla crisi che stiamo vivendo, non ha infatti impedito a una piccola ma significativa fascia di popolazione italiana, la meno tutelata, la più sofferente, la meno garantita, sia dal sistema di welfare tradizionale che dalle diverse forme di assistenza e tutela della fase pandemica, di mettersi in viaggio varcando le Alpi.
Giunti in Svizzera, perlopiù senza famiglia al seguito, queste donne e questi uomini hanno trovato un Paese e un’economia che, dall’alto della propria solida posizione di forza, stava a sua volta facendo i conti con la pandemia, scoprendo le proprie fragilità e le tante marginalità che sono d’un tratto diventate più visibili.
ITACA, da poco approdata in Svizzera, ha provato a intercettare queste persone, a dialogare e a tessere reti sui territori con gli attori principali di questo supporto mirato, cercando di comprendere le ragioni e i bisogni delle persone e di apprendere la lezione per il futuro.
Quando riusciremo a metterci alle spalle la pandemia infatti sarà importante farci trovare pronti per accogliere le persone che in questo anno hanno rimandato la partenza o che dopo una breve esperienza “senza successo” sono tornati in Italia, pronti a riprendere la via dell’estero appena ciò sarà possibile.
In quel momento dovremo essere capaci di riattivare le reti di solidarietà che abbiamo ampliato e sperimentato in questa fase così profondamente e dolorosamente inedita per la storia di ognuno e di tutti, un periodo che difficilmente potremo dimenticare e che quasi sicuramente avrà delle conseguenze sulla ripresa accelerata dei flussi migratori.
Consapevoli di tutto questo, il nostro lavoro di studio, di tutela e di rete con tutte le realtà che anche oltralpe s’impegnano quotidianamente per difendere e garantire i diritti di chi emigra per provare a costruirsi un futuro migliore, non si ferma e proseguirà con sempre maggiore impegno.