di Maria Zizzari, Inca Cgil Svezia
Inca Cgil Svezia, facendosi portavoce di Itaca nel venire incontro alle nuove migrazioni e ai loro bisogni, ha ideato e perfezionato un sistema semplice ma efficace per garantire ai nuovi migranti il godimento di alcuni diritti fondamentali
Quattrocentottanta giorni di congedo parentale con l’80% dello stipendio (pagato dallo Stato), di cui sessanta riservati in via esclusiva a ciascun genitore, fruibili fino al compimento degli 8/12 anni di età di ogni figlio (a seconda che lo stesso sia nato prima o dopo il 2014). Assegni familiari di circa 120 euro mensili per ogni figlio fino al compimento dei 16 anni. Diritto all’asilo nido per ogni figlio a partire da un anno d’età. E così via. L’elenco delle prestazioni previdenziali offerte dalla Svezia alle famiglie, affinato e migliorato negli ultimi quarant’anni, potrebbe continuare ancora a lungo e contribuisce, a buon diritto, ad alimentare il mito dello stato scandinavo dotato di uno dei migliori welfare al mondo.
Non tutti sanno però che accedere a questo sistema di tutele può risultare in alcuni casi estremamente complicato. Per coloro che da altri Stati (nel nostro caso dall’Italia) emigrano in Svezia con la famiglia o con il progetto di farsene una, il pacchetto di cui sopra rappresenta spesso il barattolo di marmellata messo sul ripiano più alto della dispensa. E non si parla solo di cittadini nati in Italia, ma anche di persone emigrate in Italia da altri Stati che, dopo un periodo di lavoro nel Belpaese, decidono di cercare maggior fortuna in Svezia.
Försäkringskassan, l’ente svedese preposto all’erogazione di queste prestazioni, è diventato infatti molto esigente a riguardo e riconosce il diritto ad usufruirne solo se ricorrono alcuni presupposti. In primo luogo, il neo-arrivato genitore deve essere iscritto alla cassa svedese, il che non avviene automaticamente ma a seguito di espressa richiesta. Inoltre, per determinare se il soggetto richiedente può godere delle suddette prestazioni ed in quale misura, Försäkringskassan vuole sapere se lo stesso risulta ancora iscritto nel sistema previdenziale del Paese d’origine e/o se ha già goduto, ed in che misura, di simili emolumenti in patria.
Dimostrare quest’ultimo requisito può rivelarsi una vera probatio diabolica. Infatti non è sufficiente un’autocertificazione dell’interessato o l’esibizione di un contratto di lavoro svedese e neppure l’ottenimento del famigerato personnummer (il codice fiscale svedese), ma è necessaria una certificazione ufficiale da parte dell’ente previdenziale del Paese di provenienza (Inps, nel caso dell’Italia). Talvolta, soprattutto in passato, l’ente svedese contattava l’Istituto italiano richiedendo tale certificazione, ma il più delle volte la comunicazione non sortiva l’effetto sperato, vuoi per incomprensioni linguistiche, vuoi per carico di lavoro dell’Inps. In altri casi, Försäkringskassan richiede che gli aspiranti assicurati producano l’E101, un certificato solitamente rilasciato dall’Asl italiana di appartenenza. Peccato che l’Asl rilasci il suddetto modulo ai propri assistiti prima che questi emigrino in altri Paesi e cioè fintanto che sono, appunto, suoi assistiti. Solo raramente, nella nostra esperienza, le Asl hanno inviato tale certificato ai richiedenti ormai trapiantati all’estero. Il più delle volte è stato necessario che l’interessato si recasse personalmente in Italia per ottenere l’agognato pezzo di carta.
A prescindere dagli esempi concreti, resta evidente, comunque, che si tratta di un meccanismo complicato e per nulla oliato, che comporta per gli interessati sforzi, frustrazione e spesso anche spese extra. Un bel corto circuito, insomma.
Inca Cgil Svezia, facendosi portavoce di Itaca nel venire incontro alle nuove migrazioni e ai loro bisogni, ha ideato e perfezionato nel tempo un sistema semplice ma efficace per facilitare l’iscrizione dei nuovi migranti a Försäkringskassan e garantire loro, così, il godimento dei diritti conseguenti. Tale risultato è stato reso possibile grazie all’esperienza di una realtà consolidata in decenni di buone pratiche e servizi al cittadino.
In sostanza viene stampato dal sito Internet dell’Inps un estratto conto previdenziale del richiedente, sul quale è registrata la sua vita lavorativa in Italia. All’estratto conto è allegata una missiva dell’ufficio Itaca di Stoccolma con cui, in svedese, viene spiegato il contenuto dell’estratto, evidenziando le informazioni rilevanti per il soggetto, quali l’ultimo giorno di lavoro in Italia, gli eventuali periodi in cui lo stesso dovesse aver usufruito di indennità di maternità/paternità e l’importo di quest’ultima. Alla missiva e all’estratto viene poi accluso il contratto di lavoro svedese, ad ulteriore riprova del fatto che la persona ha ormai reciso il suo legame assicurativo con l’Italia e che, finanziando con le proprie tasse il sistema assicurativo svedese, ha pieno diritto ad essere assistito da quest’ultimo e a godere di tutti i benefici previsti.
Tale servizio si è finora rivelato risolutivo in tutti i (numerosissimi) casi in cui giovani genitori da poco sbarcati in Svezia si sono rivolti ad Inca Cgil e ad Itaca, riuscendo così ad accedere al leggendario welfare svedese per la famiglia che, altrimenti, sarebbe rimasto loro a lungo precluso.
In tal senso, l’impegno di Inca Cgil e Itaca in Svezia va ben oltre il semplice ottenimento di un diritto e contribuisce a realizzare un più ampio sistema di protezione e integrazione dell’individuo migrante, rendendo concrete una serie di garanzie legislative che, per alcuni soggetti giuridici fragili, rimangono altrove troppo spesso solo sulla carta.